E abbiamo terminato anche noi la visione della prima stagione del live action di One Piece! Ma ci sarà piaciuto sì o no? È il momento di tirare le somme…
Diciamo che questo ultimo episodio è condito dalle mazzate a Arlong Park.
Però, a dispetto delle altre puntate, la durata di questo season finale è stata più corta e la ”questione Arlong” si è risolta più in fretta di quanto si possa immaginare.
Infatti i combattimenti ci sono stati, ma son durati pochissimo.
Se per Usop contro Pciù non ho niente dire, perché bene o male lo scontro era quello, non si può dire lo stesso per gli altri.
Zoro e Sanji che fanno fuori innumerevoli uomini-pesce e battibeccano ci sta, ok.
Ma Sanji non aveva bisogno dell’aiuto di Zoro per battere Kuroobi, e infatti poi lo batte da solo.
E questo cosa comporta? Che si sente la mancanza di Hacchan, l’avversario di Zoro.
Che poi tra le cose che hanno tolto, manca il fatto che Zoro combatta con le spade di Johnny e Yosaku, ma non essendo stati aggiunti, mica si poteva fare.
Però perché non fare scene come Arlong che vede le ferite di Zoro e si sorprende o Rufy che rompe il naso proprio all’uomo-pesce sega?
Hanno aggiunto la possibilità che ad Arlong gli ricrescessero i denti dopo che si erano rotti (invece di cambiare ”dentiera”), ma la scena con la Kiribachi no, dai.
Sembrava che Rufy stesse rompendo uno spadone giocattolo! Non è stata molto credibile questa scena.
Ma le vicende ad Arlong Park si risolvono subito anche per lasciare spazio all’incontro tra Garp e Rufy.
Qui il viceammiraglio ingaggia una mini lotta tra lui e il nipote, sconfiggendolo facilmente.
E Garp invece di catturarlo come ha sempre detto, rivela alla fine che l’ha voluto mettere alla prova, per vedere se Rufy sapesse chi fosse e cosa volesse diventare.
Diciamo che anche qui in fin dei conti, questa parte ci può stare, solo che io avrei messo più gag (tipo quando Garp e Rufy si appisolano).
E la loro lotta l’hanno messa più che altro per far vedere quanto fosse forte il nonno di Rufy, per chi non conosce One Piece… penso.
Perché chi conosce la storia, sa che Garp lascia andare Rufy senza neanche combatterlo, essendo suo nipote… e lo riferisce pure ai suoi superiori!
Poi vabbè Rufy e Koby si danno l’addio, ma il cadetto marine in realtà desidera reincontrarlo nel Nuovo Mondo una volta diventato più forte, per catturarlo.
Invece sembra proprio un addio definitivo qui nella serie. Come se Koby e Hermeppo dovessero venire accantonati.
Certo fanno vedere che i loro sogni sono quelli di tenere testa a Rufy e di saper combattere con le spade come Zoro, ma non sono convinto.
Penso che Garp, Koby e Hermeppo non li vedremo nella seconda stagione.
O magari appariranno in altre stagioni (ammesso che le faranno).
Anche perché il marine a opporsi ai mugiwara nella seconda stagione quasi sicuramente sarà Smoker, come hanno già anticipato in quest’ultima puntata.
Per finire, nell’episodio si è visto l’incontro tra Mihawk e Shanks, tra Buggy e Albida, la taglia di Rufy e l’iconico giuramento sul barile.
Insomma, si vede che questa serie live action è uno dei prodotti meglio riusciti di tante altre riproposizioni di manga o anime in questa chiave.
E si vede che Oda c’ha messo lo zampino.
Non potete capire quanti easter eggs o citazioni ci sono, che anche impegnandomi, non sono riuscito a scovare completamente.
Hanno anticipato cose e stravolto altre, e alcune non le hanno messe proprio… ma la passione e l’amore per quest’opera, io le ho riscontrate in questa serie.
Però spero che nella seconda stagione aumenti ancora di più il budget, perché secondo me si può fare ancora meglio.
Infatti se dovessi dare un voto a questa stagione, le darei un bel 7.
Perché benché mi sia piaciuta, e abbia apprezzato tanto il cast dei mugiwara, alcune cose si potevano fare diversamente.
Ma se avete letto i precedenti nostri commenti, lo dovreste sapere.
E niente, vi ringraziamo per averci seguito in questa avventura ”Onepiecesosa”, e vi ricordiamo di continuare a leggerci qui, su Stigames!
La parola a Lara:
L’ultimo episodio inizia sempre con Nami piccola che viene tatuata con il simbolo di Arlong e costretta in catene a disegnare mappe per lui.
Ma quello era il passato, nel presente la nostra ciurma si scontra con Arlong e la sua banda di pesci lessi.
Le botte che si sono dati!
Lo scontro tra Luffy e Arlong finisce con l’Arlong Park raso al suolo e dalle macerie risorge il nostro Cappello di Paglia! Yeaaa!
Il cattivo è sconfitto, ma i problemi no!
Mentre si festeggia con gli abitanti di Coco arriva a rompere l’atmosfera la Marina con Garp.
E lo scontro con Cappello di Paglia finisce bene!
Il nonno stava solo mettendo alla prova Luffy! Io boh!
Come giustamente ha detto Luffy: “Potevi andarci più piano, no?!”
Bellissimo finale con una colonna sonora splendida.
Sono felice di aver recuperato One Piece in questo modo altrimenti penso che non ci sarei mai riuscita.
Penso che il mio non conoscerlo in maniera approfondita abbia contribuito a farmelo piacere anche di più.
Per me una serie tv degna di nota, che le ha azzeccate tutte. Fa anche riflettere.
Essere diversi non significa essere strani. E anche se sei “er bucia” hai un posto speciale in questa ciurma spettacolare.
C’è tutto in questa serie.
L’amicizia, il rispetto, la lealtà, la fiducia, la collaborazione, la comprensione e la condivisione di tutto, proteggendosi a vicenda anche nei momenti più bui.
E il perno di tutto, quello che ti fa sempre sentire al posto giusto e in pace con tutto è senza ombra di dubbio Cappello di Paglia.
Ah quasi mi dimenticavo, oh! Cappello di Paglia è il pirata più ricercato del mare orientale!
Tutto questo è fantastico!
Quest’ultimo episodio, che racchiude i volumetti 10 e 11 della prima versione italiana di One Piece, è degna conclusione di tutta questa stagione.
Il live action di One Piece è stata una serie di piacevoli scoperte.
Se all’inizio mi ero avvicinatǝ con estrema cautela e poche aspettative, sono giuntǝ al termine gradevolmente colpitǝ e con un sacco di cose positive da dire.
Cominciamo da Bagy, di cui mi ero un po’ lamentatǝ all’inizio, ma che alla fine hanno recuperato abilmente.
La sua aggiunta comica ha fatto centro e, sebbene tutta la sua parte sia stata preparata apposta per il telefilm, ha senso e ci sta benissimo.
Arlong, come dicevo, è un personaggio piuttosto complicato: guida una rivoluzione del tutto ragionevole, ma lo fa nel peggiore dei modi.
Semmai ci si scaglia contro chi ti umilia e ti schiaccia, non indistintamente contro chiunque solo perché fa parte della stessa gente che ti ha fatto del male.
Questo mi pare banale da sottolineare.
Arlong argomenta, più che giustamente, contro la schiavitù degli uomini pesce, per poi tenere schiava Nami, per anni, legata ad una catena.
Tutte le ragioni che puoi avere crollano quando la soddisfazione di un tuo diritto o la tua rivalsa avvengono schiacciando altre persone, peraltro innocenti.
Quindi, ecco, voglio vederla proprio per quello che è: una metafora su come NON si deve operare per ottenere dei diritti.
Unico tasto dolente rimane Usop anche in questo episodio.
Purtroppo, siccome Usop non è stato raccontato benissimo, i suoi momenti coraggiosi sono meno d’impatto.
Peccato.
Usop mostra coraggio quando ce n’è veramente bisogno.
È un codardo più a parole che altro.
Usop urla che vuole Tornare indietro, ma di solito prosegue verso la battaglia.
Si nasconde mentre gli altri combattono, per poi uscire quando il pericolo appare insormontabile.
Trema di paura, ma se deve sferrare un attacco raramente sbaglia.
Spero che Usop avrà il suo momento per brillare in una prossima, eventuale, stagione, perché in questa è stato decisamente sottovalutato.
Bellissimi i combattimenti degli altri mentre Rufy si occupa di Arlong.
E grandi Sanji e Zoro che battibeccano come vicini di casa, perché lo sapevo che sarebbero risultati perfetti.
Nulla da criticare dello scontro tra Rufy e Arlong, direi molto ben fatto e col giusto finale frutto di un momento di pura intelligenza di Rufy.
A volte non devi sconfiggere il nemico, ma togliergli da sotto i piedi tutto l’impero che si è costruito.
Il vero scontro di questa puntata, però, è quello tra Rufy e suo nonno, grande ed inaspettato nemico finale della stagione.
Anche se molto tirata ho apprezzato la conclusione felice del nonno che si rassegna alle attitudini del nipote e lo lascia proseguire per la sua strada.
Voglio di nuovo fare un elogio a locations, dialoghi, costumi e perfino alle scene d’azione che sono iniziate meh, ma sono migliorate col tempo.
Soprattutto i combattimenti.
Ho amato l’assoluta perfezione del finale in cui tutti sono stati felici per Rufy, finalmente diventato un pirata con una taglia sulla sua testa.
Certo, perché se vuoi essere un pirata devi essere felice di quello.
Ma voglio finire questa stagione dicendo una cosa che mi preme tantissimo e che ritengo di assoluta importanza PER ME.
Ci tengo alle mie tirate su ciò che l’intrattenimento fa bene o fa male.
E One Piece mi sembra proprio la serie giusta per parlare di qualcosa che mi dà SEMPRE molto fastidio.
Ho amato praticamente tutto di questo live action, come detto e ridetto.
Ma in particolare il buon lavoro fatto con un casting variegato.
Perché nell’universo di One Piece non c’è nazionalità, non c’è colore.
Disegnare un personaggio bianco è solo mancanza di fantasia che, grazie al cielo, in un live action si può correggere facilmente.
Perché gli esseri umani sono tutti diversi e TUTTI hanno il diritto di interpretare un personaggio.
A mio avviso qualsiasi personaggio, pure uno veramente esistito.
Ma in ogni caso SICURAMENTE uno di fantasia.
Altrimenti in One Piece dovrebbero essere tutti giapponesi perché chi l’ha disegnato è giapponese?
NON è monopolio di nessuno l’etnia di un personaggio d’immaginazione, nemmeno se l’autore stesso dell’opera lo descrive con la pelle candida e gli occhi azzurri.
Una volta che l’opera è fuori, è del pubblico.
Allora il colore della pelle, degli occhi, dei capelli, lo decido IO.
E grazie al cielo qualcuno con in mano il potere della rappresentazione, ultimamente (e PURTROPPO SOLO ULTIMAMENTE) ha deciso di capirla questa cosa.
The Last of Us, The Sandman, Interview with the Vampire…
M’importa una ceppa che tutta l’inclusività sia fatta per il secondo fine di rendersi graditi al pubblico.
Va bene lo stesso.
Basta che la facciano.
È una moda?
Benissimo.
Speriamo che sia una moda FINALMENTE NON passeggera.
Il musical di Hamilton ha dimostrato ampiamente quanto sia possibile l’inclusività anche parlando di epoche storiche in cui l’inclusività non era manco concepita.
Quindi vai di presidente Jefferson interpretato dal meraviglioso Daveed Diggs.
Questo solo un esempio tra i tanti di Hamilton.
E di conseguenza cosa potrà mai fregarmi di vedere rappresentati dal vivo, in un’opera fantasy, dei personaggi col colore della pelle diverso da quello che un autore poco fantasioso ha deciso di appioppare loro?
Se un ragazzino o una ragazzina non bianchi spendono SOLDI sia per leggere One Piece che per guardarsi il live action su Netflix è solo GIUSTO, è DOVEROSO, che trovino il personaggio in cui specchiarsi.
Questo per metterla giù terra terra, perché il vero scopo dell’intrattenimento dovrebbe essere la cultura popolare, non l’accumulare denaro.
Inutile essere ingenui però.
Perciò mettiamola giù terra terra e diciamo che se sborsi una bella cifra per leggerti un cavolo di fumetto hai tutto il diritto di rivederti in qualcuno dei personaggi.
E se in quel cavolo di fumetto tu non ci sei, allora ben venga che il live action rimedi alla grave, gravissima mancanza.
E direi che con One Piece ci siamo, ma appena appena.
Bene, ma non benissimo.
Ci doveva essere molta più rappresentazione, data la natura dell’opera, e data l’assoluta fantasia che si può usare per QUALSIASI personaggio.
Spero che se ci saranno altre stagioni si approfitti di quella possibilità per inserire nella ciurma altre etnie.
Voglio aggiungere un’altra cosa.
Alcuni soffrono proprio per il lavoro di inclusione fatto recentemente da cinema e serie tv.
Altri si sentono addirittura attaccati quando si dice loro che non c’è alcun buon motivo per essere infastiditi da questa cosa.
Immagino che mi si dirà che ognuno ha diritto di esprimere la propria opinione.
Io non considero questa un’opinione, ma un’offesa ad altre etnie bella e buona, ma ammettiamo che sia un’opinione…
Ebbene io dico la mia dove posso, quando posso e ad alta voce.
Per rimediare a tutta la merda che è stata fatta fino ad ora in termini di rappresentazione chiusa a poche caratteristiche, tra le quali il colore bianco della pelle, bisognerebbe, da questo momento in poi, non inserire più un solo bianco in nessuna opera.
Perciò, personalmente, quando sento fastidio riguardo alla cosa, quando sento dire è una moda, quando sento dire non è fedele all’originale…
Dentro di me mi auguro fortemente che sia una moda, che prenda piede, che tutti la usino anche solo per avere più spettatori e per accaparrarsi il favore del pubblico.
Chi se ne frega.
L’importante è che venga fatto, sempre di più.
Se per apprezzare un’opera di intrattenimento avete bisogno di vedere attori con la pelle bianca leggetevi un libro, allora, così la pelle la potete immaginare del colore che preferite.
Se non avete abbastanza fantasia per leggere un libro e dovete vedere con i vostri occhi, per immergervi e per sentirvi rappresentati, allora provate a mettervi nei panni di chi, per decenni, non si è visto rappresentato MAI.
O mai in modo positivo.
Ho voluto concludere il commento a questo serial in questo modo semplicemente perché sia One Piece che The Last of Us hanno sollevato molte polemiche in proposito.
Ahimè, più all’interno degli italiani che hanno seguito le serie che nel resto del mondo.
E mi dispiace.
Perché, ecco, quella è un’altra delle tante cose in cui non mi sento rappresentatǝ affatto.
E ci tengo a specificarlo SEMPRE.