Ho da poco finito The Last Guardian e sento il bisogno di trasmettere anche a parole il senso di tenerezza e profonda e sincera amicizia che permea tutto il gameplay.
The Last Guardian è un gioco che ispira affetto, premura, che parla di amicizia e di collaborazione, di estrema fiducia e di lealtà.
Quando il cammino di un essere umano incrocia quello di un animale e le loro vite si intrecciano per me è inconcepibile che non si collabori e non si faccia di tutto per coesistere pacificamente.
E questo solo per cominciare.
In realtà quello con un animale può diventare il rapporto d’amicizia più sincero e completo dell’intera esistenza.
E, secondo me, questo vuole trasmettere The Last Guardian.
Trico è un grande animale che sul subito può incutere ben più che timore.
Però è anche dolce, ha gli occhi buoni e movenze tenere, quasi da cucciolo.
Perciò si ama fin da subito, si desidera il suo benessere e lo si vuole aiutare.
Importa poco che il bambino sia il prescelto, è Trico il protagonista di questa storia meravigliosa.
È lui che per primo mette a rischio la sua vita pur di accudire il suo amico bambino, è lui che si getta nel vuoto più e più volte incurante del pericolo.
Il bambino però segue a ruota.
Nel senso che da un certo punto in poi si vede che anche lui farebbe di tutto per aiutare il suo immenso amico.
Questo anche per volontà del giocatore stesso.
Il gameplay è impostato in modo che si fa qualunque cosa per Trico, anche cose pericolose per il personaggio che teniamo tra le mani.
Chissenefrega, bambino.
Arrampicati, buttati, sfida le armature… L’importante è che aiuti Trico.
Il fatto che il bimbo non abbia un nome per tutto il gameplay, e che a dire il vero non ce l’abbia in generale, nemmeno fuori dal contesto di gioco, per me è di grande importanza.
Per me i nomi sono fondamentali.
In teoria dovrebbero esserlo per tutti gli esseri umani, visto che noi li affibbiamo sempre.
Infatti è il bambino che dà il nome Trico ad una creatura che nel gioco sembra non avere nome e neanche specie.
Mentre a Trico non serve dare un nome al bambino e perciò nemmeno noi lo sappiamo.
Proprio perché è Trico il vero protagonista del gioco.
E le sue emozioni si sentono attraverso i suoi ululati, i suoi versi affettuosi nei confronti del bimbo, attraverso la sua tranquillità quando si trova vicino al suo amichetto e attraverso il modo in cui lo cerca quando non c’è o lo segue senza indugio.
Trico ha l’IA più toccante della storia dei videogiochi.
Ti affezioni a lui, non c’è scampo.
Nel corso del gameplay VUOI trovare i barili da dargli in pasto, DEVI farlo anche se non ce n’è sempre bisogno.
Eppure desideri scapicollarti e rischiare pure il game over pur di andare a prenderli e vedere Trico mangiare.
È un gioco altresì molto clemente, come piace a me.
Il game over non è mai una punizione, anzi è una rinascita ancora più serena di quella dei Souls.
Il bambino torna in vita lì dov’era e riprova quello che ha sbagliato a fare prima.
Non potrei chiedere di meglio.
ADORO questo tipo di serenità nel giocare un titolo.
The Last Guardian ti porta in un mondo a metà strada tra il fantasy e il fantascientifico.
Mentre si percorrono territori e location che rimandano al passato, ci si trova anche di fronte a congegni futuristici che suggeriscono il contatto con civiltà aliene.
È un’avventura che riesce ad esprimere i sentimenti migliori e, se vogliamo, anche più semplici, in un contesto che diventa sempre più incredibile mano a mano che si svolge la storia.
Non c’è bisogno di parole, infatti è un gioco con pochissimi momenti parlati, però le poche che si sentono sono significative.
Il bambino invoca il nome della creatura a cui si è affezionato più e più volte nel corso del gameplay; a volte perché è necessario, a volte semplicemente per volere del giocatore.
Il giocatore può esprimere affetto nei confronti di Trico in svariati modi e la risposta della gigantesca creatura permette un’immersione nella storia direi completa.
Si vive Trico come fosse un animale di famiglia.
The Last Guardian è un gioco che consiglio col cuore perché al cuore parla.
Mi sono emozionatǝ dall’inizio alla fine perché è bello da vedere, è piacevole da giocare, è entusiasmante ed è cosparso di amore tra essere umano e animale.
Che è l’amore che mi tocca più nel profondo, quando è sincero da parte dell’uomo.
Non fatevi scoraggiare da chi ne ha parlato male per motivi legati alla difficoltà di eseguire certe azioni.
L’IA di Trico è un’IA realistica: un animale non fa quello che gli ordini solo perché glielo ordini.
Ci vuole pazienza, amore, fiducia, collaborazione e le cose bisogna ripeterle e ripeterle finché non scatterà negli occhi di Trico la comprensione di ciò che deve fare per aiutare il suo piccolo amico.
Trico ha tutta la buona volontà e i buoni propositi, tocca al giocatore dedicare il tempo che ci vuole a convincere Trico ad agire.
Io l’ho visto come un valore aggiunto del gioco, non come una rottura.
Se non avete pazienza non è il gioco per voi.
Tuttavia, secondo me, vale proprio la pena rilassarsi, prendersi tutto il tempo possibile e immergersi in questa fiaba che riempie il cuore di gioia.
The Last Guardian è qualcosa di diverso da tutto il resto ed è qualcosa di fenomenale.
Se avete voglia di farmi compagnia, qui trovate l’inizio della mia avventura:
Scrivo da quando ho preso in mano una penna per la prima volta. All’epoca mi limitavo a ricopiare le lettere che vedevo, poi col tempo ho imparato a metterle insieme per comporre parole e da lì in avanti è stata tutta una discesa nel pozzo senza fondo della mia immaginazione e della mia logorrea.
Qui ne troverete svariati esempi.
Amo l’intrattenimento ma sostengo a gran voce i numerosi, necessari, abissali cambiamenti che deve fare per diventare un intrattenimento giusto per tutti.
Serie tv di cui potrei parlare per i secoli a venire: Hannibal, Our Flag Means Death, The Sandman…
Film della mia vita: Predestination, Big Fish, Donnie Darko, Men & Chicken…
I MIEI Videogiochi: Death Stranding, The Last of Us Part II, Little Nightmares.