Prey è stato allo stesso tempo uno dei più bei giochi che ho giocato in vita mia e uno dei più stressanti in assoluto. Perfino più di The Evil Within. E ho detto tutto.
Prey è un capolavoro di versatilità, azione, divertimento e terrore.
È un gioco talmente ricco e dispersivo che per giocarlo tutto e scovarne tutti gli aspetti, secondo me, ci devi spendere su più di un centinaio di ore.
Non è il gioco per me dall’inizio alla fine.
Questo NON è il mio gioco manco da lontano.
Eppure la sua bellezza è insindacabile e il fatto di non saperlo giocare al meglio è ovviamente un mio limite e non un problema del gioco.
Sì, ho incontrato ben più di qualche bug, ma per fortuna nulla che abbia compromesso il gameplay.
I problemi veri sono stati dati proprio dal confronto coi nemici e l’orientarmi con le missioni.
Se Control era stato per me complicato, Prey ad un certo punto mi è diventato impossibile.
Ho cominciato ad Easy e per più di una ventina di episodi ho fatto fatica, ma me la sono cavata.
Verso il finale però ho pensato fosse addirittura il caso di mollare, perché non trovavo più munizioni e le poche che avevo le sprecavo immancabilmente.
Ormai si sa come gioco io, però con questo titolo mi sono psicanalizzatǝ anche più del solito.
E ho dedotto che il mio andare sotto al nemico e randellarlo invece di crearmi una strategia d’attacco e poi metterla in pratica è qualcosa che non cambierà mai.
E, credetemi, in Prey andare a randellare il nemico non è MAI una buona idea.
Vedo decine e decine di gameplay di gamers che, pure giocando a difficile, si ritrovano con munizioni che escono loro fuori dalle orecchie e kit medici come se piovessero.
Io no.
Io pure a facile spreco tutto.
In preda al panico e nella fretta di liberarmi di un problema spreco il mondo.
E poi che faccio?
Affronto il nemico faccia a faccia prendendole di santa ragione perché, come dico sempre, lo stealth kill non è roba mia. Non lo concepisco.
E in Prey me ne sono accortǝ più che mai, perché ad un certo punto ho dovuto abbassare la difficoltà di gioco al minimo disponibile per proseguire.
E grazie che c’era il meno di Easy.
Tra l’altro vi faccio notare che me lo chiedo qui,
a inizio gioco, quando nemmeno conosco i nemici.
Quindi un po’ me lo sentivo che Easy non sarebbe bastato.
Con Prey il mio stile caotico e devastante si può attuare solo in modalità Story nella quale i nemici non ti fanno tanto male e tu puoi gettarti su di loro con la chiave inglese e non morire proprio subito.
Però ho fatto fatica anche a quella difficoltà, non temete.
Prey è un gioco che crea attorno al personaggio principale un’atmosfera che è più che claustrofobica.
Sei in ansia e teso per tutto lo stronzo tempo perché QUALUNQUE cosa può attaccarti, vista la natura dei nemici.
E se non gestisci bene la tensione sei finito perché, anche quando avrai più armi per difenderti e più mezzi per scovare i nemici, se sei come me non ti ricorderai manco di farlo, scapperai e basta.
Quanto mi sono divertitǝ è impossibile spiegarlo.
Purtroppo avrei voluto giocarlo molto di più e molto meglio, per vederne ogni aspetto, per gustarmelo, ma non è stato possibile appunto per lo stato di totale ansia in cui mi ha catapultato subito.
Se con The Evil Within c’è stata la soddisfazione di averlo finito e di averlo fatto anche con una certa dignità, con Prey c’è la soddisfazione di averlo portato a termine e condiviso solo per completezza apparente.
In realtà la completezza di Prey è ben altra.
È un gioco di decisioni, decisioni e decisioni che possono portare a diversi outcome. Non solo quelle che cambiano la trama, ma anche quelle che ti cambiano lo stile di gioco.
Puoi potenziare diverse abilità.
Ma sceglierne una piuttosto che un’altra porta a differenze in quello che sai fare e di conseguenza a risolvere problemi in un modo invece che in un altro.
E c’è sempre più di un modo per risolvere un problema.
È quello l’aspetto geniale del gioco.
Non puoi entrare in una stanza perché non hai un codice e la stanza è necessaria al proseguimento della trama?
Beh, guarda bene attorno, perché forse c’è un altro modo di accedere.
Magari più complicato, magari più lungo, ma di solito c’è.
Se non hai un’arma, se non hai un’abilità, se non trovi la via… Di solito il modo di risolvere c’è comunque.
Infatti il mio aver abbassato al minimo la difficoltà di gioco è stato solo per rendermi la vita facile, che è come piace giocare a me, non perché fosse impossibile proseguire e trovare il modo per concludere il gameplay.
Era impossibile per me.
Tutto in questo gioco è uno SPETTACOLO, in particolare i voli che il personaggio si fa attorno alla stazione spaziale.
Voli di cui mi sono lamentatǝ a non finire, ovviamente, ma che erano un altro degli aspetti geniali del gioco.
E poi la trama è avvincente, ricca di personaggi e storie da intersecare e sviscerare mano a mano.
Io ho impostato il mio gioco in un certo modo e l’ho vissuto in un certo modo.
Non parlo dei dettagli perché se avete piacere di seguire le mie avventure il gameplay è appena cominciato sul mio canale.
Almeno vi posso assicurare che c’è tutto, quello sì.
Ma spiegarvi cosa ho combinato e come ho vissuto il gioco… quello è impossibile a parole.
A video ci sono perfino alcuni dei bugs che si sono verificati nel corso del gameplay e, sebbene mi sia disperatǝ quando sono accaduti, oggi a ripensarci c’è davvero da ridere.
Morgan che non passa nel condotto perché non sale il gradino, il nemico che non attacca perché si bugga la missione, il menù che non si apre, la Play che crasha…
Per fortuna nessuno è stato irrisolvibile.
L’ho concluso, l’ho adorato fino alla fine, mi ha spaventato, divertito e tenuto in tensione COSTANTE.
Se volete sentirvi completamente soli e, allo stesso tempo, circondati da tantissima gente sia umana che non allora giocate a Prey, l’esperienza sarà elettrizzante.
Spesso letteralmente elettrizzante.
Scrivo da quando ho preso in mano una penna per la prima volta. All’epoca mi limitavo a ricopiare le lettere che vedevo, poi col tempo ho imparato a metterle insieme per comporre parole e da lì in avanti è stata tutta una discesa nel pozzo senza fondo della mia immaginazione e della mia logorrea.
Qui ne troverete svariati esempi.
Amo l’intrattenimento ma sostengo a gran voce i numerosi, necessari, abissali cambiamenti che deve fare per diventare un intrattenimento giusto per tutti.
Serie tv di cui potrei parlare per i secoli a venire: Hannibal, Our Flag Means Death, The Sandman…
Film della mia vita: Predestination, Big Fish, Donnie Darko, Men & Chicken…
I MIEI Videogiochi: Death Stranding, The Last of Us Part II, Little Nightmares.