Ed eccoci arrivati al finale della seconda stagione di Interview with the Vampire. Qui si concentrano in maggior numero tutte le cose che desideravo accadessero e che i meravigliosi sceneggiatori di questo gioiellino mi hanno regalato.
Il titolo di questa ottava e ultima puntata della stagione recita “E basta. Non c’è altro.”
Lo dice Louis quando finisce di narrare la sua storia.
E anche in quest’occasione dice una stronzata, perché vedrete quanto non è finita manco per niente, la storia.
Louis deve concludere il racconto di ciò che gli è accaduto dopo essere stato sepolto vivo dal coven.
Cerca di spiegare quello che provava mentre era coperto di ghiaia, affamato, furioso ma troppo debole e incapace di fare qualunque cosa.
Anche qui mi piace il modo in cui Daniel liquida certe precisazioni di Louis o di Armand che in teoria avrebbero lo scopo di sconvolgere, ma che a Daniel non fanno né caldo né freddo.
Armand nel coven, ora soggiogato, passa inosservato quando decide di far uscire Louis dalla sua tomba, prima che muoia di fame.
Quello che racconta qui Armand per me è una palla colossale.
In realtà credo abbia atteso così tanto per far uscire Louis primo per punirlo, poi per farlo incazzare ancora di più contro il coven e infine perché doveva prendere tempo per capire che cazzo doveva fare, visto che non era previsto che Louis sopravvivesse.
Alla fine anche ad Armand faceva comodo che tutto il coven sparisse, di modo che non rimanessero testimoni di ciò che lui aveva fatto.
Perciò ha fatto uscire Louis così da far fare a lui il lavoro sporco di massacrare tutti.
Ma precorro i tempi.
Louis si riprende grazie al sangue di Armand che filtra attraverso la ghiaia. Esce dalla sua tomba e si rifugia in periferia, nell’attesa che arrivi il momento migliore per attaccare.
Mentre racconta, Louis lo fa mettendo come protagonista la sua Rabbia.
Parla della sua Rabbia come fosse un’entità che gli fa fare tutto quello che fa dopo essere stato liberato.
Altro simpatico modo di Louis di non prendersi responsabilità.
Louis per riprendersi uccide chi gli capita sotto, in particolare deboli e innocenti.
Ancora una volta dimostra la sua ipocrisia del cazzo, perché quando gli fa comodo fare il vampiro lo fa eccome, alla faccia di tutti gli umani che dice di amare tanto.
Louis organizza per bene la sua vendetta.
E siccome Armand l’ha aiutato, gli dice quando colpirà così da non farsi trovare a Teatro.
Breve considerazione che non faccio solo io, ma che fa anche Daniel nel presente.
È Armand che dice di averti aiutato, cretino.
Magari adesso ti ha tirato fuori dalla tomba, d’accordo, ma che ti abbia aiutato a Teatro… Che certezza hai?
E, se ti ricordi bene, Armand è anche quello che ti ha venduto fin da principio, cretino.
È proprio a questo punto che, di nascosto, Daniel fa una richiesta ai Talamasca.
Credo che sia proprio per quella certezza con cui Louis dice che Armand l’ha salvato che a Daniel viene in mente di fare la richiesta.
E intanto si chiede ciò che mi chiedo anch’io: perchè avvisare Armand se ti aveva già tradito? Perché dare fiducia a chi la tua fiducia l’aveva già tradita?
Louis risponde che era rincoglionito da furia e follia.
Ma smettila, cretino.
E ad Armand Daniel chiede: Perchè tradire ora il coven, dopo duecento anni di vita insieme?
Armand: Perchè non potevo vivere senza Louis.
Andate a cagare tutti e due, seriamente.
Louis colpisce rapido ed efficace, da non credere.
Vedete che quando deve massacrare è bravo a farlo.
Recupera i diari di Claudia e dà fuoco alle bare.
Si libera così di cinque vampiri del coven; ne mancano quattro per fare l’en plein.
La scena della vendetta di Louis è fantastica.
Uno non si aspetta che una scena così cruciale si svolga in pochi secondi, ma ho apprezzato moltissimo questa scelta.
Perché, realisticamente, questa deve essere una scena rapidissima.
Non c’è da pensarci su, una volta deciso come agire si agisce e a Louis fila tutto per il verso giusto.
Soprattutto quella su Santiago, una vendetta importantissima, si gioca tutta sul dialogo e pochissimo sulla violenza.
Con in sottofondo una musica da film noir, Louis in trench, pare una scena uscita da Sin City senza però ricalcarne il gore e il sangue a fiotti.
Quello che Santiago e Louis si dicono telepaticamente prima di incontrarsi, quella è la vera lotta.
Il momento dello scontro fisico invece dura una frazione di secondo; Louis sferra il colpo e la testa di Santiago rotola per terra.
Qui si apre un dibattito che può durare settimane.
È molto difficile stabilire cosa uccida un vampiro partendo dai libri della Rice; perché purtroppo, per sua convenienza, l’autrice non ha stabilito regole.
A volte qualcuno muore in un modo, però quel modo non si applica ad altri, Lestat sembra non possa morire mai, se non spargi le ceneri un vampiro può tornare pure se lo polverizzi, Lestat non muore manco se lo infili nel tritacarne…
Così, a caso.
Non amo particolarmente il creo regole diverse, a seconda di quanto mi sta simpatico il vampiro di cui sto parlando.
Perciò non so nella serie che tipo di regole abbiano adottato, ma in teoria se Louis non ha completato il suo lavoro su Santiago non penso che l’avergli tagliato la testa abbia fatto granché.
Magari l’ha anche bruciato dopo, non ci è dato di saperlo.
Daniel riceve subito quello che ha chiesto ai Talamasca.
Eh beh, Rashid è lì pronto a muoversi.
Ci tengo a sottolineare sempre il coraggio incredibile di Daniel.
Sta facendo tutto sotto al naso dei vampiri fighi che sanno sempre cosa succede e leggono nel pensiero, eh?
Cretini.
Dopo il massacro del coven, Louis fa il terzo grado ad Armand e anche qui secondo me Armand dice balle.
Non lo sappiamo per certo, non c’è nessuno a parte Armand che possa smentire o confermare.
In quell’occasione Louis risponde ad Armand a tono, gli dice chiaramente che nulla di ciò che Armand dice può sistemare le cose.
Louis è molto chiaro e fermo sul punto che Armand non sarà mai perdonato.
Sta di fatto che Louis ritorna con lui.
Perchè?
Oltre all’idiozia di Louis c’è un altro motivo.
Il prossimo obiettivo di Louis è cercare Lestat.
Lestat è ancora lì a Parigi e Louis vuole andare ad ucciderlo.
Si porta dietro Armand, perché Louis ha escogitato un modo molto creativo per uccidere Lestat.
Lestat è da solo; è tornato nella tana di Magnus, il suo maker.
È seduto in un angolo, chissà da quanto, a pensare e ripercorrere il suo passato, come faceva Louis quando era sepolto vivo.
Dalle parole che Lestat pronuncia sembra che stia ripensando proprio al momento in cui è stato vampirizzato da Magnus.
Louis arriva e credo che Lestat decida lì, vedendo Armand, che non vale la pena iniziare un discorso con Louis.
I casini fatti da tutti e tre ‘sti cazzo di vampiri sono talmente tanti che devono necessariamente passare anni per far sbollire gli animi e pensare più razionalmente.
Settantasette anni, per la precisione.
Non ci avevo fatto caso, ma gremlin è come Lestat definisce Armand quando lo vede.
E Louis, nel 1973, durante il litigio con Armand userà proprio quell’espressione contro di lui.
Cazzo quant’è malefico Louis. Trova dei modi davvero infidi di far male moralmente al prossimo.
In alcune occasioni sono fierǝ di lui, lo ammetto.
Lì nella tana di Magnus, parlando con Lestat, Louis più volte definisce Claudia figlia di Lestat con un’accezione più familiare del semplice averla resa vampira.
Armand è lì che ascolta.
Come fa a non sentirsi il terzo incomodo perfino mentre Lestat e Louis litigano non riesco proprio a capirlo.
Quando Louis minaccia di uccidere Lestat, Armand lo spalleggia.
Che due coglioni.
Lestat dice loro che l’impresa è ardua perfino se volesse compierla lui stesso.
E allora come si fa?
Ecco la brillante idea risolutiva di Louis, che secondo me si era già preparato da casa.
Louis si gira e bacia Armand.
Non posso uccidere Lestat fisicamente? E allora faccio questa scena patetica.
Non è una genialata nemmeno per Louis stesso, che pur di far del male a Lestat decide di farsi settantasette anni con uno di cui non gli frega niente.
La capacità di immolarsi di questo vampiro è encomiabile. Tutto per dispetto.
Fino a due secondi prima aveva detto ad Armand che mai l’avrebbe perdonato.
E infatti pure Armand ci rimane quando Louis lo bacia.
Fa una faccia come per dire “Ma che cazzo di problemi di doppia personalità hai?”
Ma a Louis fa comodo usare Armand per fare più male possibile a Lestat.
Come diceva Claudia: la storia d’amore di Louis e Lestat travolge e massacra tutti quelli che gravitano attorno a loro.
Armand se lo merita ovviamente, ma è una vittima lui stesso.
Louis in pratica dichiara a Lestat che trascorrerà la sua vita con Armand, mentre Lestat resterà solo o al massimo trascorrerà l’esistenza a cercare dei ripieghi che non assomiglieranno mai abbastanza a Louis.
Qui tutti fanno porcate, non c’è nemmeno un grado minore o maggiore, sono porcate e basta.
Lestat gli risponde di godersi Armand, finché dura.
Le parole corrette che usa sono “Let’s see how long it holds” e nel dire questa frase guarda fisso Armand.
Letteralmente è “Vediamo quanto regge” e ovviamente Lestat intende il castello di bugie messo su da Armand.
Lestat mantiene l’impassibilità che gli si addice.
Dentro sta soffrendo per un sacco di motivi diversi, ma un po’ fa finta che non gliene freghi niente, un po’ sa bene che prima o poi tutto verrà a galla. E allora si prepara ad attendere tutto il tempo necessario.
Nel presente sta per succedere proprio quello: Louis sta per scoprire tutte le bugie.
Grazie a Daniel.
Scena fantastica.
Louis conclude il suo racconto. There’s Nothing Else.
Sì, come no, mo’ vedi.
Armand dice due stronzate per fare lo splendido, qualche secondo di silenzio contemplativo e poi Daniel:
Posso farvi qualche domanda?
Sta per scatenarsi il putiferio.
Daniel sottolinea diversi errori nel racconto di Louis, anche in quello della prima stagione.
Eccezionale la sceneggiatura che ha commesso apposta quegli errori, errori dei quali si erano accorti anche alcuni fan attenti, perchè servivano proprio alla seconda stagione.
Un’occasione in cui Lestat ha parlato telepaticamente a Louis, cosa non possibile, per esempio.
Ma anche il vampiro Sam che ad un certo punto è sia a fare la guardia ad Armand, sia a seppellire vivo Louis.
Errori minimi nel racconto, ma che Daniel ha notato.
Louis infatti fa spallucce: ma sì, mi sono sbagliato.
Armand invece comincia ad innervosirsi.
Secondo me perchè sa bene chi ha davanti.
Sa che Daniel non parla tanto per parlare e non fa notare cose che sono MINIME.
Daniel percula un po’ Louis, come al solito: sì, sì, certo, saranno sviste.
E poi butta la bomba.
Ricorda a Louis la volta in cui Lestat ha buttato fuori di casa più di trenta soldati, con la forza del pensiero.
Gli fa notare che a teatro, quella notte, c’era più di un vampiro col potere di salvare Louis.
E Louis fa questa faccia.
E con sufficienza dice: Daniel…
Come per dire Daniel, tesoro, che stronzate dici?
E mi fa incazzare!
Che lui per primo non ci abbia mai pensato in settantasette anni!
Sei un coglione.
Sei troppo un coglione, Louis.
Daniel comincia a leggere da uno script di quel processo che ha tra le mani, uno script diverso da quello che ha Louis, lo script che la Talamasca gli ha appena recapitato.
Daniel legge appunti a margine lasciati da una matita rossa, appunti che spiegano cosa deve fare Santiago, quando deve entrare in scena Lestat…
Appunti di Armand.
Armand che non si è limitato, tra virgolette, a far rapire Madeleine, Claudia e Louis, ma è dietro a TUTTO: ha contattato lui stesso Lestat per farlo salire sul palco, ha scriptato il processo, ha partecipato alle prove con Lestat e il coven, ha DIRETTO lo spettacolo e POI ha anche fatto rapire tutti e tre.
Armand aveva scelto eccome, aveva scelto il coven.
Louis doveva morire in quello spettacolo come Claudia e come Madeleine, ma…
È stato Lestat a salvare Louis dalla morte, quella sera, e poi Armand se n’è preso il merito.
Non voglio dire che sia stato solo per comodità, sicuramente c’era anche dell’affetto che poi è cresciuto col tempo, ma principalmente Louis è uscito da quella prigione perché Armand ha visto un’occasione e l’ha colta al volo.
Lo script che ha in mano Daniel è quello dell’unico vampiro che si è salvato dalla furia di Louis: Sam.
Sam che fa parte dei Talamasca e che era il loro uomo a Parigi.
Qui il coraggio di Daniel è immenso.
Pensate alla situazione in cui si trova.
Daniel apre gli occhi a Louis dicendogli Lestat ti ha salvato! e lì scatta la tragedia greca del vampiro colpevole, quello colto con le mani nel sacco.
Quando Louis si alza da tavola e Armand lo segue, quello è il momento in cui Daniel dovrebbe scappare, ma non lo fa.
Non ne ha il tempo, è vero, ma io penso che non sarebbe scappato comunque.
Daniel è troppo curioso per scappare.
La lite tra i due vampiri esplode e le mura attorno a Daniel tremano.
Armand viene scaraventato contro una parete da Louis, macerie ovunque, ma Daniel è illeso.
Prima di lasciare casa Louis intima ad Armand di prendere le sue cose e andarsene.
Poi lo minaccia di non toccare Daniel.
Di fatto li lascia lì e se ne va.
No, dico, la genialità di Louis.
Non toccare Daniel altrimenti ti ammazzo!
Capirai quanta paura puoi fare al vampiro di cinquecento anni con questa minaccia idiota, Louis.
E Daniel rimane solo con Armand.
Io sono felice, ci ho scritto pure una fanfiction su ciò che succede dopo che Louis esce di casa, per me.
Ma anche se tra poco vedremo il risultato di quanto successo tra Armand e Daniel, in realtà noi non lo vediamo.
Speriamo nella prossima stagione.
C’è allarme uragano da quelle parti in quei giorni.
Louis se la ride perchè lui, l’uragano Lestat, lo sta andando proprio a cercare.
Mi piace molto quest’associazione di idee che salta subito in mente tra l’uragano vero e l’uragano Lestat.
Appena Louis si ricongiunge con lui noi assistiamo ad un’altra delle più belle scene di questa stagione.
Questo è il nostro primo vero incontro con Lestat.
É lui, in carne, ossa e sangue, non un ricordo, non un’allucinazione.
Ed è diverso da come ci è stato raccontato.
In parte è diverso proprio perché noi l’abbiamo sempre visto filtrato da altri occhi, in particolare filtrato da occhi di creature che Lestat aveva profondamente ferito. Quindi occhi per forza di cose offuscati da risentimento.
Ma non solo.
Questo Lestat è diverso perché è cresciuto e cambiato tantissimo dopo la morte di Claudia.
Lestat è andato a vivere a New Orleans perché la ritiene casa sua; certo, era lì che viveva con quella che lui considera la sua famiglia.
É rimasto lì nell’ombra a vivere in una situazione di povertà e cibandosi di ratti come fosse in punizione, perché lo era.
Ci si è messo da solo in punizione.
Settantasette anni di punizione e di riflessione sulle sue azioni, settantasette anni che lui si è inflitto da sè. E che potevano essere anche di più, perché Lestat non sapeva quando Louis avrebbe scoperto la verità.
Apprezzo tantissimo la profonda differenza tra il Lestat narrato da Louis e questo Lestat.
Ma, come dicevo, perché questo incontro sia utile e significativo non è solo Lestat che deve comprendere i suoi errori.
Ed ecco che negli ultimi minuti dell’ultimo episodio di questa stagione, finalmente, Louis si eleva a personaggio molto interessante, ai miei occhi.
Ce n’è voluto di tempo, ma ci siamo.
Louis è andato da Lestat per fare ciò che io desideravo fin dalla prima stagione.
Si scusa con lui.
Perché, cazzo, se anche lui ha da farsi perdonare il mondo.
Che meraviglia questo dialogo, che bravi sono stati gli attori.
Louis si scusa per non aver trattato il dono che gli è stato fatto come avrebbe dovuto.
Era un dono, l’aveva accettato lui stesso e poi l’ha fatto diventare un problema di tutti quelli attorno a lui, perché non ha saputo gestirlo.
Ringrazia Lestat per la possibilità di vivere ancora molti anni in modo più onesto di come ha vissuto finora.
Credo soprattutto intenda onesto intellettualmente. Onesto con se stesso. Meno ipocrita.
Vedremo.
I due parlano di quando Louis ha tentato il suicidio, di quel giorno nel 1973 in cui Armand ha chiamato Lestat per dirgli cos’era successo.
Lestat è visibilmente addolorato al ricordo di quel momento, anche perché sa benissimo che se Louis ha toccato il fondo in quel modo è principalmente per la morte di Claudia.
E così arrivano a parlare di Claudia.
Importantissimo argomento su cui si devono confrontare entrambi.
Claudia è la grande, imperdonabile, colpa, ma di entrambi.
Ciò che Lestat ha fatto a Claudia è imperdonabile e si vede che si porterà dietro il peso della sua colpa per l’eternità, com’è giusto che sia.
Ma Louis finalmente si prende la sua parte di responsabilità che è innegabile e altrettanto grave.
Io ti ho costretta a farla, la colpa è anche mia.
Claudia non ha avuto scelta, le è stata imposta la vita da vampiro e ha cercato di fare il meglio che poteva per sopravvivere.
Se è andata com’è andata è perché Louis e Lestat l’hanno letteralmente trascinata nel vortice della loro devastante relazione.
Louis voleva essere un padre e non ci è mai riuscito, Lestat non voleva esserlo ma scopre di esserlo stato proprio nel momento in cui sua figlia si sta polverizzando.
Ed è lì che si pente delle sue azioni.
È dovuta morire Claudia perché lui capisse.
Non poteva succedere prima.
Per quello io mi arrabbio e durante quella scena urlo a gran voce Potevi salvarla, idiota! ma di fatto so benissimo che no, non poteva, era troppo tardi.
L’abbraccio tra Louis e Lestat che segue queste dichiarazioni è una delle cose più belle viste in televisione negli ultimi anni, secondo me.
Louis e Lestat si sussurrano qualcosa che la furia dell’uragano non ci permette di sentire, ma i due attori assicurano che qualcosa si sono detti e solo loro sanno cosa.
Trovo fantastica questa immedesimazione nei personaggi tanto da proseguire una scena anche quando si sa che non verrà usata per il pubblico.
O magari sentiremo anche noi nelle prossime stagioni. Chi può dirlo? Questa serie è bravissima a riprendere da dove ci eravamo lasciati in modo impeccabile.
Passa del tempo e vediamo Daniel ospite di una trasmissione televisiva che promuove il suo libro Interview with the Vampire.
A quanto pare, dunque, il libro è stato scritto.
Daniel è come al solito pungente, brillante e assolutamente irriverente.
Il presentatore mette in dubbio la veridicità del suo libro, ovvio, e lui lo insulta in diretta televisiva.
Senza nessun ripensamento.
Classico Daniel, da un lato.
Ma si sente che c’è di più.
Scopriamo che i vampiri di tutto il mondo sono molto incazzati con Louis per aver messo la sua storia in un libro.
Immagino siano incazzati anche con Daniel per averlo scritto.
Appena fuori dagli studi Daniel contatta Louis telepaticamente.
Scopriamo che Louis non vuole la sua parte di diritti sul libro, anche se Daniel vorrebbe darglieli.
E Daniel, gasato dal successo delle vendite, ne vuole scrivere addirittura un altro con Louis.
Su cosa, che quello non ha più un cazzo da raccontare, non lo so, ma Daniel ci tiene a cominciare il sequel.
Con una rapida scena rivelatoria, Daniel toglie gli occhiali e scopriamo che è un vampiro adesso.
Dice a Louis: I’m guessing you haven’t heard from my maker? Fucking Asshole. (Immagino tu non abbia notizie del mio maker. Coglione del cazzo)
Ovviamente sta parlando di Armand che a quanto pare ha ascoltato le minacce di Louis, però reinterpretandole: ha ammazzato Daniel, ma poi l’ha resuscitato vampiro.
Così non si può dire che non abbia ascoltato.
Io voglio vedere quel momento.
Dalla terza stagione desidero solo quello.
La terza stagione, già annunciata, potrebbe essere un capolavoro come un disastro, al solito.
Dipende da quanto delle opere originali della Rice ci sarà dentro.
Perché il vero problema con Lestat arriva da The Queen of the Damned in poi e, se si attengono ai libri, c’è da piangere.
Ma questa serie mi ha piacevolmente smentito in più di un’occasione, perciò voglio continuare a darle fiducia.
Daniel e Louis sembrano due fratelli.
Anche il loro rapporto è infinitamente più interessante da esplorare di quello che c’è tra i due personaggi dei libri.
Perché Daniel è già vampiro adesso, quindi si è tolta tutta la parte noiosissima del tira e molla tra Daniel che chiede di essere vampirizzato e Armand che non lo accontenta mai.
E in più Daniel è vampiro a quell’età.
Quanto volevo questa cosa?
TANTISSIMO.
Grazie.
Daniel ha un ritrovato vigore che la malattia gli aveva portato via, già da come si veste e da come cammina si capisce che il cambiamento è in positivo e che lui è ben felice di essere un vampiro.
Ecco qualcuno che ha accettato il Dark Gift come si conviene.
Bravo Daniel.
E non ha problemi a cacciare, a differenza di Louis. Lo vediamo subito seguire una preda appena fuori dagli studi televisivi.
E le pochissime parole di Daniel nei confronti del suo maker fanno già capire che tipo di rapporto possiamo aspettarci tra loro.
Non vedo l’ora di sapere di più.
La mia speranza è che The Devil’s Minion, il racconto che esplora la storia d’amore tra Armand e Daniel, nella serie parta da qui, da questo preciso momento.
Voglio vedere come si innamora Daniel di Armand, soprattutto.
In finale Louis zittisce i vampiri che lo minacciano da ogni parte del mondo.
Li zittisce e mormora loro di andare pure a prenderlo, se vogliono, anche tutti insieme.
E conclude con la frase I own the night. (La notte è mia. Governo la notte.)
Ho riso di brutto perché pure a questo finale di stagione a me è comparsa davanti l’immagine di Giovanni che dice a Giacomo “Metti il braccio un po’ così… Ma va’ a cagare, va’…”
E, a dire il vero, mi è venuta in mente anche l’immagine di Oriano Ferrari “Voleva fare lo sborone…”
É una frase da sborone pazzesco, lo ammetto.
Normalmente per una frase del genere manderei a cagare un personaggio.
Invece in bocca a lui mi è piaciuta.
Rispetto al Louis che si tira paranoie da vittima del cazzo, ventimila volte meglio un Louis che abbraccia la sua natura e che è sicuro del suo potere.
Mi piacerebbe proprio una terza stagione che si apre con l’attacco simultaneo di un centinaio di vampiri al grattacielo di Louis.
E Lestat dov’è?
Vive con lui?
Mah, non ci è dato saperlo.
Alle spalle di Louis, sulla parete, c’è appeso il vestitino in cui Claudia è morta, quello giallo.
L’aveva raccolto dalle ceneri Santiago, non so per darlo a chi.
Se l’ha dato a Lestat, se Santiago l’ha raccolto sotto ordine di Lestat allora forse l’aveva lui. E chissà che non l’abbia portato con sé, se è andato a vivere con Louis.
Oppure l’ha consegnato a Louis quando si sono visti a New Orleans.
Oppure Louis l’ha portato via dal Teatro insieme ai diari.
Eh, supposizioni, solo supposizioni.
Però, per quanto mi riguarda, questa serie ha regalato così tanto, ha fatto così tanto, da rendere l’attesa della terza stagione qualcosa di scontato.
Certo che desidero andare avanti a guardare, eccome.
Speriamo di risentirci qui per la terza stagione, quindi.
Fino ad allora, grazie per aver letto le mie sbadilate di considerazioni fino a qui.
Alla prossima!
Scrivo da quando ho preso in mano una penna per la prima volta. All’epoca mi limitavo a ricopiare le lettere che vedevo, poi col tempo ho imparato a metterle insieme per comporre parole e da lì in avanti è stata tutta una discesa nel pozzo senza fondo della mia immaginazione e della mia logorrea.
Qui ne troverete svariati esempi.
Amo l’intrattenimento ma sostengo a gran voce i numerosi, necessari, abissali cambiamenti che deve fare per diventare un intrattenimento giusto per tutti.
Serie tv di cui potrei parlare per i secoli a venire: Hannibal, Our Flag Means Death, The Sandman…
Film della mia vita: Predestination, Big Fish, Donnie Darko, Men & Chicken…
I MIEI Videogiochi: Death Stranding, The Last of Us Part II, Little Nightmares.